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Ecco, partiamo già male.
Non perché il numero di followers a cui si aspira sia troppo alto, ma perché ciò che è sbagliato è proprio il presupposto.
La cosa più importante se parliamo di social media non è il numero di followers.
Utilizzare solo questa metrica come riferimento è anche un po’ da boomer. (ndr)
Il problema effettivo del conteggio dei followers è che può diventare una vanity metrics. Tutti quanti controlliamo se arrivano reazioni al post appena pubblicato o se il profilo cresce e, nel caso di un’ azienda, se ho più follower rispetto al mio competitor.
È un qualcosa che ha a che fare con la nostra autostima, con il bisogno di ricevere approvazione dalle altre persone.
E appunto, lasciamola a quel livello di analisi.
La mia comunicazione sui social quindi dovrebbe in primis puntare a coinvolgere persone interessate al mio servizio/prodotto, che dopo l’interesse manifestino l’intenzione all’acquisto e dopo l’intenzione, indovinate? Acquistino pure.
Alcune metriche da tenere sott’occhio in questo senso sono il tasso di interazione: la media delle reazioni generate dai miei contenuti rapportata ai follower; la copertura: le persone che raggiungo e la qualità dei followers: ovvero, i miei followers rappresentano effettivamente il mio target di riferimento?
Se queste metriche sono in crescita sicuramente la strada è quella buona e la nostra strategia di comunicazione aziendale porterà quasi sicuramente ad ottimi risultati di conversione.