BIASPavone

BIAS DEL PAVONE

Perché scegliamo di condividere sui social solo i nostri successi ma non facciamo lo stesso con i nostri fallimenti?

Perché siamo vittime di un bias cognitivo detto per l’appunto Bias del Pavone (lo stesso che ci spinge a scegliere accuratamente una foto profilo bellissima, o che determina, per esempio, il successo dei filtri instagram).

Quando ognuno di noi cerca di presentare la parte migliore di sé compie un’azione abbastanza ovvia ed in alcuni contesti perfino necessaria (pensiamo al lavoro). Quando invece una persona deve sempre e comunque mostrarsi al top e nascondere ciò che non ritiene perfetto alla base dei suoi ragionamenti troveremo molto probabilmente il bias del pavone, o in casi estremi del narcisismo patologico (ndr).

Questo tipo di bias cognitivo non viene messo in atto solo dai consumatori, ma anche dai brand nella loro comunicazione, questo determina un errore strategico che spesso viene attuato nella narrazione di impresa o di personal branding, quando si attuano processi di posizionamento che raccontano solo aspetti positivi.

Perché non funziona?

Perché lo storytelling narrativo di brand verte su una leva imprescindibile che è quella emotiva; se viene a mancare l’empatia si attua un distacco fra consumer (anzi prosumer) e azienda e il gioco non è più divertente. Nessun consumatore empatizza o si emoziona davanti alla perfezione. Perché la perfezione non è umana. Se in un primo momento brilla, poi diventa in-credibile. Nel senso di NON credibile.

Per raccontare la nostra azienda dobbiamo raccontare i successi, ma anche i fallimenti che li hanno determinati. 

 

“Chi ha paura degli insuccessi limita le sue attività. L’insuccesso è semplicemente un’opportunità per iniziare di nuovo, questa volta in modo più intelligente.” 

Così parlava Henry Ford, mica uno scemo qualunque ecco.

Se vogliamo vendere i nostri prodotti dobbiamo trasmettere fiducia e umanità ai nostri consumatori, raccontare quanto è stata dura è molto più funzionale a questo tipo di obiettivo rispetto a mostrare solo le medaglie!

Grazie a Simona Ruffino per l’ispirazione.